Nasce a Partinico, nel palermitano, l'8 novembre 1844. E madre e figlia son in fin di vita.
La nonna, avvolta alla meglio la piccola creatura, esce di casa, in quell'ora del vespero, e si avvia, di fretta alla Madrice per farla battezzare.
Livida, piagata quasi morta. Il medico non ci tenta neppure. La sua ricetta è: "Andate a seppellirla".
Ma Dio vuole la vita. Il nostro Dio è il Dio delle osse inaridite che germogliano come erba fresca. E' il Dio dell'impossibile che avviene. Il Dio che restituisce alla madre, alla Chiesa, al mondo, una bambina che doveva morire.
Accadde già, un giorno, a Naim. Quando accadde l'imprevedibile, un fatto impossibile, mai sentito. Quando è entrata nel mondo una forza davvero nuova, capace di cambiare tutto, di mettere in discussione tutto, anche la morte, la certezza, cioè più collaudata, quella più ragionevole, quella verificata dall'esperienza di ogni giorno, la sicurezza indiscutibile della morte.
Dio vuole la vita. E la vita diviene certezza.
Tutta la vita di Maria Rosa sarà nel segno di questo Dio che opera prodigi nella debolezza, nella povertà dell'uomo. Nella solitudine, nell'ascolto, nell'umiliazione con il suo Signore, lei sarà come argilla molle nella mani del vasaio.
Nel niente di se stessa, il suo tutto è Gesù: "Signore sento tanto amore che vorrei morire d'amore, anzi, ve lo confesso, mi pare che dappertutto è amore, e così con tale nome, si dovrebbero chiamare tutte le cose, amore, amore che ne sarai lieta".
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