La Nascita
Maria Rosa Zangàra nasce in Sicilia, a Partinico, l’8 novembre 1844. Ritenuta in pericolo di vita, viene battezzata lo stesso giorno.Gli anni della sua giovinezza ed il suo cammino spirituale hanno una tappa decisiva a Balestrate, dove assiste i due fratelli sacerdoti e svolge un ampio apostolato.
La Fondazione
Nella forza dello Spirito, segnata da una vita mistica straordinaria e dall’amore di condivisione per i più deboli, il 13 agosto 1892 Madre Zangàra fonda un nuovo Istituto, che verrà approvato dall’Arcivescovo di Monreale, Mons. Lancia di Brolo. Saranno le Figlie della Misericordia e della Croce.
La grande prova
Con l’incoraggiamento dei Vescovi, Madre Zangàra fonda le prime Case in Sicilia. Sono semi di grano che fanno germogliare la speranza, la gioia della carità. Ma ecco la grande prova: la straordinarietà della vita mistica inchioda Madre Zangàra al sospetto, alle riserve, alle separazioni. Incomincia il Calvario dell’Opera. Sono gli anni 1902-1914.
La morte
Dopo umiliazioni e difficoltà, Madre Rosa Zangàra, superate le tante prove di solitudine, che durano dodici anni, ma in cui resta sempre fedele al suo Signore, muore a Borgetto, l’8 aprile 1914. Confortata dalla Chiesa, nella comunione di tutte le sue Figlie, propiziata dal Servo di Dio Mons. Intreccialagli.
Una sensibilità femminile particolarmente sofferta, una dinamica carica di simboli, una irrinunciabile vocazione mistica alla croce, una testimonianza storicamente sovraffollata di luci e riserve. E’ la vita di Maria Rosa Zangàra.
Nasce a Palermo l’8 novembre 1844, fonda il 13 agosto 1892 l’Istituto delle Figlie della Misericordia e della Croce, muore a Borgetto l’8 aprile 1914, protagonista di una insurrezione di carità, straordinariamente espressa dalla “Rerum Novarum”, in una Sicilia prostrata dalle molteplici, estese, povertà del dopo-unificazione.
Maria Rosa Zangàra., la sua nascita, ed è in fin di vita. Ritenuta moribonda, viene battezzata lo stesso giorno. Gli anni della sua giovinezza e del suo cammino spirituale avranno una tappa decisiva a Balestrate, dove assiste due fratelli sacerdoti e svolge un ampio apostolato. Segnata da una interiorità straordinaria e dall’amore di condivisione per i più deboli, fonda l’Istituto delle Suore che trova subito in Sicilia l’incoraggiamento dei Vescovi.
Gli inizi, festa del Corpus Domini, 4 giugno 1890. Quindi, 16 luglio 1892, la vestizione tra le braccia della Madonna del Carmelo. Infine, 13 agosto 1892, la prima comunità a Partinico, in due miseri locali. Con le sorelle Giuseppina e Maddalena Russo, Maria Antonietta Garofalo, e due orfanelle.
Attorno a Lei, alcuni nomi, don Filippo Evola, il canonico Pennino, padre Drago, padre Safina. Di decisiva importanza, l’approvazione dell’Arcivescovo di Monreale, mons. Lancia di Brolo, il quale incoraggerà l’opera e inviterà il clero e i fedeli a “favorire, aiutare, soccorrere” questa nuova fondazione. Il Vescovo di Mazara del Vallo, mons. Saeli, che conosce le Suore, scrive una Lettera Pastorale a tutta la diocesi, esaltando il valore dell’Istituto.
La croce e la misericordia, le due coordinate di un’unica ispirazione. Prega Madre Zangàra: “Croce del mio Gesù, tu mi fai impazzire. Croce che ti cerco ovunque, mio Diletto, mia Pace, Delizia, Riposo… Croce, permettimi che ti chiami Madre, perché io sono tua figlia”. Ma la croce non è per se stessa. E’ per l’amore. Diventa l’impegno di una vicinanza, di una tenerezza infinita per l’uomo: “Le Figlie della Misericordia e della Croce dovranno essere le vere madri dei poveri”.
Chiave di novità, le opere di misericordia, rivissute come rappresentazione sulla terra della bontà di Dio: “Figlie della Croce, voi dovete consolare gli afflitti nei loro affanni… date conforti paterni, compassionevoli… ricordate di prestare aiuto, soccorso, sollievo nelle afflizioni non solo del corpo, ma più dell’anima”.
Ed ecco il mandato profetico: “Si ricordino le Figlie della Misericordia e della Croce che il loro voto è quello di amare sino al martirio. Perciò, per monastero hanno la casa del povero, per cella la locanda del pellegrino, per chiostro le vie delle città e le sale degli ospedali, per clausura l’obbedienza, per cancelli il timore di Dio, e per velo la modestia e il pudore della Vergine”.
Eppure, la tensione mistica della sua anima, i sentieri altissimi della sua spiritualità, diventano pericolosi. Le “vertigini” possono essere fatali. Così, si apre il periodo martiriale più delicato dell’opera. Su relazione di mons. Bova, lo stesso Arcivescovo di Monreale, che aveva con un suo decreto approvato l’Istituto, accusa pubblicamente la madre di “esaltazione”. Il Capitolo di Carini determina la scissione dell’Istituto. Si nega a Madre Zangàra il titolo di fondatrice. Si occuperà soltanto delle comunità di Borgetto, Montelepre e Santa Caterina Villarmosa.
Sono gli anni che vanno dal 1902 al 1914. Quasi in esilio, Madre Zangàra è colpita dalla paralisi. Si trova, ormai, su una sedia a rotelle. Si rifugia nell’Incomprensibile. Dice Isaia: Chi ha misurato con il cavo della mano le acque dei mari? Chi ha misurato con il moggio la polvere della terra? Chi ha pesato con la stadera le montagne?” (Is 40,12).
Di certo, c’è l’amore di questa Suora. L’amore più forte del dolore, che non viene mai meno. Nonostante tutto. E così, il Signore, dopo aver saggiato l’oro nel crogiolo, fa rifulgere la sua fedeltà. Il Servo di Dio, mons. Antonio Augusto Intrecciatagli, Amministratore Apostolico di Monreale, restituisce la verità alla Madre. Si riuniscono i due rami dell’Istituto. Si riapre la storia della speranza. Il 3 agosto 1937, il decreto della Sacra Congregazione dei Religiosi assicura il futuro alle radici.
La croce e la misericordia, ancora oggi annunziate e vissute da queste suore, in una Sicilia contraddittoria, frontiera di civiltà ed entroterra di provincia. Una Sicilia oleografica, turistica, quella delle cartoline illustrate, una specie di bellissima contrada, da cartelloni pubblicitari, ed una Sicilia sfregiata dalla mafia, dalla droga, umiliata dall’arroganza dei predoni e degli affaristi.
Palermo, Borgetto, Mazara del Vallo, Menfi, Montelepre, Partinico, Salemi, Sciacca, Siciliana, Siracusa, Trabia, Vita, riferimento e presenze di una carità, di un servizio, di un “luogo” di misericordia. L’ospedale, la scuola, la gioventù, l’assistenza, una risposta alle tante povertà dell’uomo di oggi. E non solo in Sicilia, ma in una storia che si dilata, a Roma, a Grottaferrata, a Villaricca, nelle Missioni, in Etiopia, in Messico, in Romania.
Ebbe a scrivere Madre Zangàra: “Vorrei avere le ali di colomba o di aquila…”. Una urgenza di futuro, vissuta in tanti anni dall’Istituto, che, recentemente, ha chiamato a sé anche i laici. Si tratta del Movimento Ecclesiale Zangariano, nato il 10 dicembre 1994, un germoglio nel cuore della Fondatrice, che raccoglie quanti, nelle situazioni proprie di vita, di lavoro, di ministero, intendono dare tenerezza alla storia. Quest’unica speranza – la misericordia – alla quale il mondo di oggi riesce ad arrendersi.
NINO BARRACO*
* Nino Barraco vive ed opera a Palermo, giornalista, autore di diverse pubblicazioni in cui si esprime il valore della storia in una situazione laica di ricerca religiosa. Di recente interesse, il volume “la notizia e la profezia”, con presentazione di Giuseppe Costa, direttore editoriale della SEI.