Lo stemma dell’Istituto
“Figlie della Misericordia e della Croce”
Ricercare le origini e le motivazioni dello stemma dell’Istituto significa datarne recentemente l’adozione, anche se tale simbologia è stata sempre nel cuore delle Figlie della Misericordia e della Croce. Perché questo ritardo? Si può spiegare con le amare vicende dei primi anni dell’Istituto, vicende che si immedesimano con la storia della Madre fondatrice Maria Rosa Zangàra.
Quando Madre Zangàra fece la sua prima vestizione il 16 luglio 1892 nella Collegiata del crocifisso a Monreale, rivestì una nuova divisa: abito rosso oscuro al petto, sindone e crocetta, ai fianchi un cingolo nero con cinque nodi rossi e una corona con medaglia. Le prime compagne di Madre Rosa adottarono la medesima divisa in modo solenne il 14 settembre 1892 a Partinico.
Quando l’Istituto fu approvato per la prima volta dall’arcivescovo Lancia di Brolo il 24 marzo 1897, P. Safina tenne a Partinico un corso particolare di esercizi spirituali all’Istituto e allora si rinnovarono le Professioni di tutte le Religiose e si fecero numerose vestizioni nella forma voluta da Madre Zangàra e approvata dalla Chiesa.
E’ certo che in quei primi anni dell’Istituto si adottò una medaglia, che ha in sé il germe dello stemma dell’Istituto. Tale medaglia autentica di M. Zangàra si conserva ancora a Borgetto tra le reliquie che si trovano nella sua camera – oratorio. Tale medaglia porta in rilievo da una parte il busto della Madonna Addolorata, la Patrona Principale dell’Istituto e dall’altra lo stemma dell’Istituto: la Croce legata con l’àncora e attorno le parole illuminatrici: “Ave Crux, spes unica”.
In pratica, tale stemma rimase sempre sulla medaglia e non fu mai stampato sulla carta o scolpito sul marmo, pietra, ecc. Perché tutto questo? Solo la storia può darci una risposta chiarificatrice. Soltanto dopo un anno e mezzo dalla prima approvazione dell’Istituto - 24/03/1897 –venne eletto nell’ottobre 1898 Direttore Generale del medesimo Istituto il Vescovo Mons. Gaspare Bova, sotto il quale l’Istituto ebbe a soffrire tanto, relegando in esilio a Borgetto la fondatrice Maria Rosa Zangàra. In questo clima di tensioni – che perdurerà molti anni – era assurdo pensare allo stemma dell’Istituto.
Morta la Madre Zangàra nel 1914, nessuno pensò più allo stemma, neppure la benemerita Madre generale Stella Purpura, che con la sua intraprendenza nel 1928 ricuperò presso la Santa sede l’antico e lungo titolo di “Figlie della Misericordia e della Croce” con l’approvazione pontificia delle Regole e Costituzioni.
Ci fu però sempre nell’Istituto un fatto sintomatico: si dava molta importanza al simbolismo di tale medaglia con la Madonna Addolorata e lo stemma dell’Istituto, poiché essa veniva conferita soltanto alle Suore che emettevano la Professione Perpetua.
Nel clima pregno di speranza del Concilio Vaticano II, la Chiesa ha impegnato le Comunità a ritornare alle origini, sia come spirito, sia come simboli. “Il rinnovamento della vita religiosa – afferma la “Perfectae Charitatis nr. 2 – comporta il continuo ritorno alle fonti e allo spirito primitivo dell’Istituto”.
Lo stemma primitivo dell’Istituto – benché stampato solo sulle medaglie delle singole religiose – era la Croce legata all’àncora, quasi sintesi di tutto lo spirito carismatico dell’Istituto delle Figlie della Misericordia e della Croce. Fu questo lo stemma voluto dalla Madre Rosa Zangàra, ora nuovamente riscoperto e stabilito per sempre all’unanimità, nel 90° anno di fondazione dell’Istituto, dichiarato ufficialmente “anno zangariano” (1892 – 13 agosto – 1982).
Per completare lo stemma dell’Istituto si è voluto aggiungere la Madonna Addolorata, Patrona principale dell’Istituto, sempre però conforme alle regole dell’araldica. Cioè, nello stemma, in alto, si è collocata una stella, che con i suoi raggi illumina la Croce e l’àncora. Quella stella è simbolo di Maria SS.ma, chiamata nella liturgia “stella del mattino”.
Offrire lo stemma definitivo all’Istituto: questa meta araldica non è semplice formalismo per la Congregazione. È l’atto di fede che la salvezza, personale e comunitaria, promana dalla Croce, soavizzata dal raggio sorridente di Maria, nostra Madre, sorella e Patrona.
P. Silvestro Luigi Pozzebon
Carm. Scalzo